Vittoria Mosca, nata a Pesaro il 14 gennaio 1814 e morta a Pesaro l’8 settembre 1885, è un personaggio noto per la sua ricca vicenda pubblica e umana, ricordiamo lo spirito di indipendenza e di autodeterminazione, la passione per le belle arti ed il ruolo di pubblica benefattrice; ma soprattutto una figura cruciale nella storia della cultura pesarese perchè rappresenta il passaggio dalla tradizione erudita del settecento, che troveremo nelle tappe successive, ad una cultura più diffusa e proiettata in una prospettiva di educazione e formazione diffusa.

 Dall’eredità della marchesa ha origine il primo nucleo dei Musei Civici di Pesaro ma  la cessione della Villa Caprile all’Accademia Agraria  nel 18 settembre 1876 fa nascere l’istituzione che ancora oggi conosciamo.

L’8 settembre 1885, a rogito del notaio Berardo Paolucci, dona al Municipio di Pesaro il palazzo di città (ora Palazzo Mazzolari) e la sua collezione d’arte per la costituzione di un museo d’arte industriale. Il Museo fu inaugurato il 29 luglio 1888, per restare aperto solo pochi anni (1890). All’interno del palazzo, al piano terreno, fu negli stessi anni aperta una scuola d’Arte applicata all’industria, finanziata dal Comune e dalla Provincia, i cui studenti potevano avvalersi dello studio delle opere della collezione Mosca, adempiendo in questo modo ai desideri della marchesa.

Nel fondo Amministrazione provinciale è conservato l’opuscolo Regia scuola di arte applicata all’industria, edito per i tipi Federici nel 1898, nel quale è contenuta una breve ma circostanziata relazione sulla nascita e la storia dell’istituto, per la penna di Giuseppe Vaccai, presidente del Consiglio Direttivo.

Vittoria fu anche autrice di componimenti poetici; di lei si conservano lettere dirette a personalità di primo piano della vita culturale dell’epoca. Per chi volesse approfondire, rimandiamo al bel saggio della studiosa Elena Bacchielli, Vittoria Mosca Toschi: amantissima delle arti belle. Tra intimità poetica e filantropia (Gradara, Bcc, 2013), che ha consultato i documenti conservati in Archivio di Stato.

Se pure una figura diversa, il riferimento alla  collezione Mazza risulta naturale e nell’Archivio di Stato si trovano documenti che attestano l’operato di Domenico Mazza, noto soprattutto  per avere fondato Ospizio Cronici e Invalidi, ma altrettanto importante per aver disposto nel suo testamento del 16 marzo 1847 che gli oggetti di lusso (quadri e ceramiche) conservati nel suo palazzo dovessero essere venduti per ricavarne utili in favore dell’Ospedale; se non si fosse trovato un acquirente disposto a pagare un prezzo ritenuto equo, tali oggetti d’arte dovevano rimanere nel suo palazzo, a disposizione della gioventù pesarese: “a decoro del paese e a benefizio della studiosa gioventù”  che avrebbe potuto copiarli e disegnarli.

Le strane figure di questi due straordinari personaggi si incontrano nei Musei Civici, dove confluiscono per loro volontà una parte della loro collezione privata: nel caso di Mazza le ceramiche che ancora oggi suscitano meraviglia e orgoglio tra i pesaresi.