A Colbordolo è nato il padre del grande artista Raffaello. Giovanni Santi, che fu costretto a lasciare il suo “paternal nido” (come scrisse nelle Cronache rimate) dopo che il paese venne assediato dalle truppe dei Montefeltro nel 1446.  Il trasferimento a Urbino fu una scelta necessaria ma anche strategica del nonno di Raffaello, Sante di Peruzzolo  da Colbordolo, che segnò la fortuna della famiglia e soprattutto di Giovanni Santi e poi di suo figlio Raffaello, che vissero in una delle corti più importanti d’Italia, ricca di stimoli culturali e di rapporti con altri artisti ed altre corti.

Ma le radici di Giovanni Santi erano radicate nel paesino dove probabilmente il padre tornava, visto che aveva mantenuto dei possedimenti e dei commerci. Soprattutto era strettissimo il rapporto col paesaggio che da Colbordolo è facile percepire con grande intensità ancora oggi. Girando intorno alle mura è infatti possibile aprire lo sguardo verso paesaggi ampissimi. Colbordolo è un osservatorio d’eccellenza e il pannello  ccon lo skyline collocato davanti al centro G. Santi ne testimonia la grande  bellezza.  Nei quadri di Giovanni Santi il paesaggio ha un valore molto forte: è il luogo delle muse, che si insinuano nelle forme  mutevoli della natura rendendole eterne e di una bellezza senza tempo. Tutti i soggetti dipinti da Santi sono inseriti in paesaggi riconoscibili e contemporaneamente fuori del tempo e sono stati visti da pittori e cortigiani di tutta Italia. 

Non può che derivare anche da questo l’armonia reale e classica allo stesso tempo della pittura di Raffaello.

Le muse sono il soggetto nascosto e impalpabile dei dipinti di Santi e ancora oggi siamo convinti che permanga  una  ancestralità nel paesaggio intorno Colbordolo che,se pure cambiato, a guardar bene ci fa ancora riconoscere la presenza delle Muse.

Per questo Roberto Vecchiarelli ha realizzato la mappa del PARCO DELLE MUSE  E DELLE NINFE, legando luoghi piccoli e grandi, naturali e urbani, del territorio seguendo il filo delle Muse, dell’acqua e del paesaggio.

Nello stendardo fuori dal centro c’è una delle muse dipinte da Santi: è Clio, la dea della Storia, portatrice della memoria dei luoghi e dei valori, adornata da un nastro svolazzante (simile a quello di un angelo nel dipinto di Ridolfi dentro la vicina chiesa di San giovanni) che abbiamo ritoccato col colore verde azzurro, perché sembra il percorso di un fiume, il tracciato del Foglia che bagna queste terre.