La fortuna del porto di Brindisi risale a epoche molto antiche. I primi abitanti della città furono i Messapi: nel settore orientale si conservano livelli di abitato del VII sec. a.C. e già nel V sec. lo storico greco Erodoto ne riporta l’esistenza. Intorno al 244 a.C. i romani fondarono a Brindisi una colonia latina: fu così che Roma si affacciò sull’oriente e sulle coste dell’Adriatico. Le vie di comunicazione seguivano le conquiste dei romani: la via Appia giunse a Brindisi tra 219 e 212 a.C., attraversando Taranto. 

Da Brindisi partivano e arrivavano navi, merci, eserciti e viaggiatori diretti verso oriente. Secondo lo scrittore romano Plinio il Vecchio Brindisi era una delle più importanti città italiane (Brundisium... in primis Italiae portu nobile).

Per tutta la durata dell’epoca antica, fino al V sec d.C., Brindisi mantenne l’importante funzione di cerniera tra Ovest ed Est. Dopo la fine dell’impero romano e un periodo di decadenza furono gli imperatori bizantini e poi i Normanni a rinnovarne l’importanza nel corso del X e XI sec: dell’epoca medievale Brindisi conserva numerosi monumenti e memorie. 

Fu durante il regno di Federico II, con la costruzione del Castello di Terra, che il porto assunse la caratterizzazione di avamposto militare e così fu durante la Prima Guerra Mondiale, quando il Castello divenne la base della Marina Militare. Durante il fascismo, esattamente nel 1927, Brindisi, che fino a quel momento aveva fatto parte della provincia di Terra D’Otranto diventò capoluogo di Provincia e fu completamente rinnovata nel suo aspetto.

 A questo periodo risale la Fontana dell’Impero e il nuovo assetto urbanistico dell’antico quartiere dei pescatori soprannominato “Sciabiche”, dal nome arabo delle reti da pesca.