Scendendo verso via Kolbe,  superata in alto la villetta di Ave Ninchi, c’è una parete di arenaria davvero suggestiva: il colore della superficie cambia a seconda  delle reazioni chimiche alle condizioni metereologiche e cambia anche la sua conformazione perché si tratta di un materiale molto fragile. 

La parete ricorda molto le grotte disegnate da Romolo Liverani, che tra l’altro esistevano lungo il litorale tra Pesaro e Fano e che non si può completamente escludere che possano aver suggestionato l’immaginazione di Monticelli quando nel 1817 venne  chiamato a dipingere il sipario del teatro nuovo di Pesaro: la grotta di Ippocrene dove trovano rifugio ninfe che distribuiscono acqua che è come dire cultura  guardando ad una cittadina luminosa come una piccola Atene, Pesaro.

 Se si riesce a salire nella fitta vegetazione della parete si vive una esperienza molto forte: i rumori si attutiscono, sembra di essere in un bosco, lontani  dalla città, finche non si sente il passaggio di un treno, visto che la ferrovia è vicinissima, o di un’auto nel vicino sottopasso. E’ un frammento di come doveva essere quella zona della città prima della sua trasformazione.