Non lontano dall’incrocio tra via Cialdini lungo  via Decio Raggi, un particolare curioso riporta a quei giorni della seconda guerra mondiale di scontri e frastuoni che hanno rotto la pace della campagna limitrofa a Pesaro: vicino al piccolo ponte sopra il torrente Genica c’è un grosso albero, che crescendo ha inglobato un pezzo di ferro a buchi, che è diventato ormai parte della pianta. 

Si tratta di una grella, dall’inglese grill, ed è una griglia in metallo che veniva utilizzata incastrata ad altre per costruire piste di atterraggio su terreni improvvisati. Possiamo ancora una volta immaginare piccoli aerei che devono velocemente atterrare e ripartire alle porte di una città da liberare. Di questi materiali povero utilizzati per ottimizzare le azioni di guerra ci sono diverse testimonianza: tempo fa in fondo a viale Trieste dopo una mareggiata è riemersa dalla sabbia una grella contorta e arrugginita e in via Andrea Costa il cancello di una casa è fatto proprio di grelle.

L’albero che con molta discrezione conserva un pezzo di racconto di una storia non troppo lontana si trova sul ponte che permette e permetteva di attraversare il torrente Genica, un vero spartiacque tra l’area limitrofa alla città e la campagna. In un bel disegno di Romolo Liverani del 1840 il ponte in laterizio appare sormontato di un obelisco che in realtà nascondeva un sistema idraulico che permetteva all’acqua proveniente dall’acquedotto romano di Novilara sormontando il torrente. Il sistema era ingegnoso e ha permesso di portare l’acqua dal monte di Novilara alla piazza di Pesaro. C’è il walkscape Il sentiero Santa Croce che lo racconta. 

Oggi la percezione del torrente è chiara solo alla sua foce, al mare, fa dove non rta distante in tempi antichi il porto di Pesaro. Sempre  meno ragazzini percorrono il suo alveo quando è secco, cosa che le generazioni non troppo passate facevano di nascosto dai genitori, tranne gli appassionati di graffitismo, i quali vi trovano spazi per la loro espressività, attraversando la città lungo un livello più basso delle abitazioni. 

Un piccolo consiglio è quello di guardare la mappa della città presente in piazzale Matteotti, dove è possibile guardare il Genica in tutta la sua lunghezza, una percezione ormai difficile da cogliere muovendosi in città. Anche solo fino ad un paio di generazioni fa, chi,  per gioco o per necessità,  percorreva la campagna verso il monte Ardizio trovava un paesaggio che doveva essere quasi bucolico, inebriato di mentuccia spontanea, di fossi, vegetazione incolta e animaletti.