Il teatro che oggi si chiama  Rossini lega il suo nome ad un personaggio dell’800, Giulio Perticari. La sua famiglia aveva la propria abitazione nel palazzo Perticari, appunto, lungo l’attuale  corso XI Settembre (il palazzo che vediamo ricoperto da anni per lavori di fronte alla libreria Campus). Una casa frequentata da intellettuali, poeti: Giacomo Leopardi, Giacomo Rossini, Vincenzo Monti ed altri.

Pesaro deve moltissimo a tutta la famiglia Perticari: Gordiano, il fratello di Giulio, fu Gonfaloniere di Pesaro (una specie di sindaco) e fece ampliare l’Ospedale San Benedetto (l’ex manicomio in fondo al Corso), fece costruire gli Orti Giulii, con due “i” perché sono nati in onore di Giulio dopo la sua prematura morte, e contribuì alla diffusione di concetti moderni per l’epoca, come l’idea che gli spazi belli e i luoghi d’arte – come i giardini e i teatri – dovessero essere aperti ad un pubblico non solo di aristocratici ma a tutti i cittadini. Erano le nuove idee che arrivavano dalla Rivoluzione Francese e si diffondevano in tutta Italia  per  trasformarla in un paese moderno.

Giulio, suo fratello e sua moglie Costanza Monti erano molto appassionati di teatro e si divertivano con gli amici proprio a recitare, tanto che nella casa di campagna a Sant’Angelo in Lizzola si erano fatti costruire un teatro in mezzo alla campagna e  Gordiano fece costruire un teatro nel paese (poi distrutto dalle bombe).

Così, Giulio Perticari a metà del 1800, durante un anno davvero difficile per il territorio di Pesaro, pensa all’ampliamento del teatro della città come un segnale di rinascita e di svolta. Nel 1816 accadde un fenomeno davvero strano: in seguito alla eruzione di un vulcano in Tailandia si riversò su tutta Europa una enorme quantità di polveri che portò una stagione piovosa (si parlò di una estate senza sole) e ad una scarsità dei raccolti che provocò una diffusa carestia; a questo si aggiunse un esotico insetto che, trovando la gente debole per fame, provocò la diffusione del tifo petecchiale. Insomma la situazione era di grande crisi.  

Giulio Perticari intervenne in un consiglio comunale e pronunciò un discorso pieno di passione per convincere il Comune a spendere i pochi soldi disponibili per ampliare il vecchio Teatro del Sole: era convinto che dando lavoro agli artigiani, ai muratori, chiamando artisti importanti per decorarlo e invitando tutti i cittadini a comprare un palchetto nel nuovo teatro l’economia della città avrebbe avuto uno scatto positivo. Li convinse e tra il 1816 e il 1818 i lavori furono intensi e pieni di entusiasmo.

Lui e sua moglie andavano a Milano a incontrare decoratori e pittori, li ospitavano a casa loro.

L’inaugurazione, con un’opera di Gioachino Rossini, fu un trionfo: le luci, che finalmente erano luci pubbliche, l’agitazione dei pesaresi, gli ospiti illustri.

Tutta Italia guardava a Pesaro come una città moderna e all’avanguardia.