Proseguendo lungo il sentiero, ci sono poche case, ma una è particolarmente interessante. E’ una casa di campagna visibilmente trasformata e ingrandita. Le case rurali nel corso dell'800 vengono trasformate in case della borghesia terriera. 

Le stalle diventarono parti abitabili, le cucine si ampliarono e si animarono;  la destinazione degli ambienti della casa divenne più evidente: non erano più spazi di sussistenza, spesso da dividere con gli animali, ma luoghi di vita agiata e accoglienti.   I modelli di case di campagne vennero ampliati e modificati e dalle tipiche strutture di case marchigiane, col tetto a due spioventi , o quelle toscane, che ne avevano quattro, o riconoscibili per il porticato o per il magazzino, adiacente alla casa o appena vicino, si passa a case più ampie e confortevoli. Ma spesso la struttura rimaneva riconoscibile. 

A Villa Servici questo è ben visibile: finestre spostate, porte ampliate, scalinate che compaiono sulla facciata per collegare i piani o sopraelevare l’ingresso. 

Cambiano le case perché cambia lo stile di vita e classi sociali diverse condividono gli spazi ma non i ruoli. I contadini e le loro famiglie sono parte della vita quotidiana dei possidenti, ma la separazione culturale si fa sempre più evidente. 

C’è un romanzo molto interessante, scritto proprio in questa zona, e oggi pressocchè introvabile. Lo abbiamo rintracciato in una biblioteca ed è ricco di riferimenti alla vita tra Trebbiantico e Novilara vista da una ragazzina non nata qui ma che si trova a vivere alcuni anni della sua vita.   Il romanzo Il gomitolo d’oro  di Clarice Tartufari racconta in modo avvincente, dal punto di vista di una bambina, lo stile di vita di due classi sociali. 

Clarice Gouzy (Tartufari è il cognome del marito) era nata  a Roma, secondo Carlo Villani invece proprio a Novilara, nel 1868 da Giulio Gouzy e Maria Luisa Servici. Consegue, giovanissima, il diploma magistrale. Subito dopo si sposa e si trasferisce a Bagnore di Monte Amiata, in provincia di Grosseto, dove trascorrerà quasi tutta la sua vita dopo il matrimonio pubblicando diversi lavori.  Ma la sua infanzia fu turbata da eventi luttuosi: a distanza di quattordici mesi l'uno dall'altra le morirono prima la madre e poi il padre; così, a cinque anni, si trasferì con i fratelli, Carlo e Roberto, nella casa del nonno materno presso Novilara, nella campagna pesarese. La sua vita è dominata dall'austera figura del nonno e, dopo la sua morte, quella più mite dello zio materno, Alfonso Servici, che furono  i punti di riferimento della sua prima educazione.

 Ne Il gomitolo d’oro, pubblicato nel 1924 , racconta della vita in campagna, dei giochi con i figli dei contadini, ai quali non poteva comunque rivolgere troppa confidenza, alle scorte di frutta fresca sempre pronte in casa ( e ancora oggi il terreno intorno alla casa è ricco di frutta, soprattutto di pesche), delle passeggiate in calesse fino a Trebbiantico a comprare il filo per ricamare e delle giornate trascorse tra letture , l’istruzione con precettori privati e piccole faccende, sullo sfondo del castello di Novilara. Ritenuta alla fine inadatta quella vita in campagna per una ragazza di buona famiglia, Clarice viene trasferita a Pesaro nel 1880 e ancora lungo il corso è possibile rintracciare una lapide che la ricorda.

 All’interno della proprietà si trova ancora una piccola chiesetta, meta di una processione tutti gli anni a maggio. Molto bello è poi il giardino: un piccolo giardino di grande gusto estetico, con una grotta ancora aperta dove probabilmente si conservavano vino o olio. Il piccolo spazio ricco di piante sapientemente posizionate viene percepito con un suono di fondo assolutamente contrastante: si tratta dell’autostrada, che nel tempo è comparsa tra casa Servici e Novilara.