Passando dalla musica raffinata e colta a quella popolare, si può dire che Pesaro è una città cantata. Ci ha pensato  il cantore di Pesaro, Odoardo Giansanti detto  Pasqualon (1852-1932), che proponeva rime dialettali per le strade e nelle piazze, accompagnandole con la sua fisarmonica, vestito con la tuba, un lungo e largo cappotto e il suo cagnolino. I pesaresi lo ricambiavano con ciò che volevano. La sua poesia non trasformò mai radicalmente la sua vita fatta di stenti, fame e solitudine, ma la rese sicuramente più accettabile, perché i pesaresi ascoltavano sempre volentieri la sua voce e lo ricambiavano con l’affetto che ancora oggi porta chi passa davanti alla sua statua in piazzale Matteotti ad accarezzare velocemente il suo cagnolino, perché si dice porti bene.

Nel 1887 le sue poesie vennero raccolte e pubblicate  nel volume Pasqualoneidi e nel 1905 ottenne il premio della poesia dialettale all'Esposizione Regionale di Macerata. Ma il riconoscimento maggiore è sicuramente derivato dalla risposta dei cittadini che riconoscevano nei suoi racconti,  negli spaccati di vita quotidiana un quadro realistico della propria esistenza a Pesaro. 

Nei locali del teatro sperimentale, in corso XI settembre, che è a lui dedicato, sono conservati oggetti e foto  che lo ritraggono mentre canta e suona, e ci sono il suo organetto, il bracciale di cuoio, la borsa e  il cilindro.